Bologna ha le sue istituzioni!
Sicuramente state pensando ai nostri tortellini o alle lasagne.
Qualcuno dalla curva sud urlerebbe: anche le due torri. E avrebbe ragione!
Se hai vissuto minimamente un po’ di movida in zona universitaria o sei semplicemente un fuori sede avresti sicuramente urlato: anche il “MAGIC SAM”!
Per chi non lo sapesse il “Magic Sam” è un drink. Non un drink qualunque: tutti i “bianchi” e un succo di frutta con dosi sconosciute che riusciva a farti dimenticare di quanto fosse pesante tutto quel alcol e ti scendeva giù per la gola così in fretta che al secondo drink eri miracolosamente e felicemente capottato.
Questa era la magia del drink più famoso della nostra città.
Ma la domanda che serpeggiava era: “chi è Sam?”
Uomo alto nero, la leggenda vuole dalle Hawaii (?) e ha inventato questo drink per dimenticare l’amore della sua vita…
E ci era riuscito bene.
Bologna ha perso Sam e con lui un pezzo di storia.
Ieri sera ci arriva una mail da un nostro follower. Inizialmente non capiamo poi proseguendo con la lettura ci rendiamo conto che è uno squarcio di vita vissuta. Continuiamo a non capire. Arriviamo in fondo. È un piccolo omaggio a Sam.
Abbiamo deciso di condividerla con voi in suo ricordo!
“IN RICORDO DI SAM
Nel 2011 avevo ventun anni. Mi ero appena lasciato con la mia ragazza e quella sera d’estate ero da solo. Avevo deciso di andare in quel famoso bar vicino a Piazza 8 agosto, frequentato da universitari poveri, che all’epoca non usava ancora bicchieri di vetro, né ti dava le patatine con lo spritz. Ero appoggiato al bancone, con davanti un plotone di bicchieri di plastica vuoti. Mentre stavo accostando le labbra al terzo negroni alla mia destra si materializzò un famoso artista. O meglio, una persona che sembrava un famoso artista. Stessa altezza, stessi capelli, stesso viso. Cominciammo a parlare, non ricordo di cosa. Gli offrì un sigaro, che avevo appena iniziato a fumare per consolarmi delle mie pene d’amore. Parlammo tanto, presumo di musica e letteratura, e bevemmo tanto, presumo gin tonic. Mi disse che era uno scrittore e che si chiamava G. Eravamo entrambi visibilmente ubriachi, io selvaggiamente, lui con un certo qual composto stile da dandy. Decidemmo di uscire e dirigerci verso la zona universitaria. Arrivammo in Piazza Verdi. C’era una grande festa. Al centro della piazza due casse posizionate da una qualche specie di collettivo si innalzavano pompando musica elettronica. A fianco del palco una affascinante punkabbestia mora tatuata stava ballando con movenze elettriche. Mi quasi innamorai istantaneamente. G. mi disse solo: “guarda”. Si avvicinò alla ragazza e con disarmante semplicità le chiese: “ci fai vedere le tette?”. Continuando a ballare lei afferrò un lembo della sua canottiera e lo tirò violentemente verso il basso quasi squarciandolo, con affascinante noncuranza, rivelando un seno bianco piccolo e sodo dal capezzolo acuminato. Ci guardò come si guarda un bambino e poi non ci degnò più di uno sguardo. Il tutto durò una frazione di secondo. Mi sentì come un motore a reazione. Totalmente rincoglionito riuscì solo a pensare: “porca puttana, ma allora funziona”.
Dopo quella rivelazione elessi G. a mia guida spirituale momentanea, nonché maestro della seduzione. Mi lasciai guidare da lui. Non ricordo come percorremmo tutta via delle Moline, probabilmente parlando di importantissime cazzate. “Ti porto in un posto”. Svoltammo a sinistra, passammo l’Istituto Gramsci e arrivammo al posto, che era il Momus. Io all’epoca non c’ero mai stato. Entrammo e Sam apparì dietro al bancone in tutta la sua sfolgorante bellezza africana. Aveva già cinquant’anni, ma ne dimostrava quindici in meno. Indossava un gilet nero coi risvolti a fiori sopra una camicia, aveva i dreds corti e i suo denti parevano fatti dello stesso materiale della fusoliera di un aereo. Sembrava un ballo latino. “Quest’uomo all’epoca smuoveva mezza Bologna”, mi disse G. per presentarmelo. Si salutarono e G. ordinò due Magic Sam. All’epoca i bicchieri erano più grandi e forse costava anche meno. Iniziammo a bere a piccoli sorsi quell’aurora boreale liquida. Ne ordinammo un secondo e poi un terzo. Mi sentì invadere da un dolce tepore, poi percepì come una fiammata alle guance, risi, o almeno sorrisi, molto. Parlammo con una quantità di altre persone che ho dimenticato. Ho solo qualche ricordo di Sam che ammicca a una ragazza e parla con G. della Bologna degli anni Novanta e un’instantanea di io e G. teletrasportati in via delle Moline che pisciamo contro il ginkobiloba di Largo Respighi. Da lì il buio. La mattina dopo, non ricordo il perché, completamente sbriciolato decisi di tornare in via delle Moline, forse dovevo comprare un libro. In Largo Respighi vidi camminare maestosa e cadente davanti a me, di spalle, la tatuata della notte prima con un cane al guinzaglio. Non ebbi il coraggio di approcciarla.
Pensai solo che aveva davvero un gran culo.”
Alla tua Sam !